SIGNORE, FAI STAR BENE IL MIO SIGNORE
Si dice che le leggende custodiscano nel proprio seno l'incancellabile cultura popolare, con un significato che va ben oltre il tempo in cui nacquero.
Se i ceti subalterni in tutte le epoche hanno dovuto pagare un censo morale, non solo economico, alla loro inferiorità, i servi della gleba, vere bestie da soma, erano esclusi da tutto, compresa la dignità di uomini.
S'inserisce in questo contesto la storiella che sto per raccontarvi, sperando di trarne un qualche insegnamento, valido per il nostro presente.
C'era una volta una piccola città medievale, la cui popolazione in parte viveva nella cinta muraria, ben difesa dalle ricorrenti invasioni barbariche, ed in maggior parte nel sobborgo, difendendosi in capanne dal freddo e dalle intemperie, pronta a correre entro le mura, ogni volta la situazione lo imponeva.
La popolazione suburbana di questa città viveva lavorando dall'alba al tramonto del sole, ed era legata alla terra come al sasso il collo dell'impiccato. Che cosa restava al contadino feudale dopo aver lavorato come un asino? Ben poco o addirittura niente, dovendo egli dare in natura al signore del feudo quasi tutto il frutto del proprio lavoro, assoggettato com'era ad ogni gravame, quale quello di macinare il grano solo presso il mulino feudale (mulinatico), pagare tributi per il pascolo delle pecore o il taglio dell'erba (erbatico), per il passaggio di un ponte (pontatico) o l'attraversamento di una via (viatico).
Nonostante tale misera situazione, tuttavia, si narra che una vecchietta non solo non imprecava, ma si recava, ogni mattina presto, in una delle tante cappelle rurali a pregare Dio di tenere sempre in salute il proprio signore e, soprattutto, di conservarlo a lungo in vita, e lo faceva con tale disposizione d'animo, da far sospettare ai pochi che avevano avuto modo di vederla, nel buio che precedeva il mattino, una vera e propria venerazione per lui.
Piano pianino si sparse la voce della grande cura che aveva la santa donna, la quale, invece di elevare preghiere per la salvezza della propria anima, ormai prossima a salpare verso il cielo, si preoccupava della salute del suo signore, che a tante vessazioni sottoponeva lei, i suoi nipotini, smagriti e ricoperti di stracci, e tutt'intera la sua famiglia, come del resto tanti altri disgraziati come loro, i quali si meravigliarono non poco di tale fervore, ma non avevano il coraggio di lamentarsene in pubblico, non essendo a quei tempi giudizioso farlo. Ma ci fu qualcuno che sommessamente parlò e, venendo la cosa a conoscenza di una lavorante di corte e quindi di qualche cortigiana, essa arrivò infine direttamente alle orecchie del signore feudale.
In questo modo, egli seppe che, tra la servitù della gleba, un'anziana donna si angustiava e tutti i giorni s'adoperava con invocazioni e preghiere rivolte al Signore dei cieli, affinché tenesse ben salda la salute e soprattutto fosse il più possibile conservata l'esistenza al suo signore su questa Terra.
A lungo egli si chiese quali motivi potessero spingere quella beata donna ad essere così interessata alla sua salute ed alla sua longevità e, non scoprendone alcuno, volle soddisfare la propria curiosità facendoselo spiegare direttamente dalla fonte di tanta devozione. Diede perciò ordine al capitano delle guardie di cercare la vecchietta e portarla al suo cospetto.
Il capitano obbedì prontamente all'ordine ricevuto e si diede alla ricerca della donna. Allora molti cominciarono a parlare, nella speranza che da questo potesse venire loro qualche beneficio, magari la libertà di spigolare nei campi. Così la poverina fu subito trovata.
Quando vide i luccichii del capitano davanti all'imbocco della sua misera capanna, ne restò impaurita, non pensando che qualcuno potesse aver notato quel suo segreto colloquiar con Dio. Ma non se la sentì - né era lecito farlo - di rifiutare l'invito giunto da così in alto e si presentò, impacciata ma non impaurita, di fronte al padrone e signore della sua stessa vita.
"Buona donna - chiese questi con fare nobile e compiaciuto - ho saputo della grande premura che tu mostri verso la mia persona, recandoti ogni mattina in chiesa a pregare per la mia salute e la mia vita. Ciò che ti spinge con tanta quotidiana costanza deve essere il grande amore verso il tuo signore o cos'altro?"
La povera vecchietta, già ritrosa al cospetto del suo padrone, lo divenne ancor più e quasi non aveva l'animo di guardarlo. Tuttavia, rispose: "E' meglio, signore, che continuiate a credere si tratti d'amore. Molto meglio così".
A questa risposta il vassallo del re cominciò a insospettirsi e volle affondare la lama senza ulteriore indugio.
"Allora dimmi, ti ordino di farlo!, quale motivo ti spinge".
La vecchietta, protetta dal numero dei suoi anni, non s'impaurì, ma capì, tuttavia, ch'era meglio parlare.
"Signore, voi siete giovane. Io invece sono vecchia e ne ho viste tante, ma davvero tante, ed è ciò che mi spinge a recarmi ogni giorno in chiesa. Sono così avanti in età che ho avuto il privilegio di conoscere il nonno di vostro padre, ero allora una bambina. Buona persona, perché no?, ma è lui che ci ha inferto le decime ed ha fatto della nostra vita di contadini, già disperata, una vita ancora peggiore. Così, spesso, tra di noi, andavamo maledicendo il giorno in cui egli era venuto al mondo ed elevammo preghiere di ringraziamento a Dio quando, trasportato da cavalli ammantati di nero velluto, fu portato al cimitero. A lui successe vostro nonno, persona austera, per carità, ma seppe dimostrare, nella sua vita, che il male non ha fondo e lo fece totalmente a nostre spese. Ormai quasi non mangiavamo più, spettandogli pressoché ogni frutto del nostro lavoro e, per proteggerci dal freddo, neppure potevamo utilizzare la lana delle pecore da noi allevate, che toccava al nostro signore, vostro nonno. Non abbiamo mostrato preveggenza neanche quando a lui è succeduto vostro padre, giacché pensavamo che nemmeno minimamente potesse egli superare l'ingordigia del padre, ed ancora una volta ci siamo sbagliati. Ci venne negato l'accesso ai campi finché non fosse stata tolta anche l'ultima spiga di grano, e potevamo attingere solo nei pozzi d'acqua malsana, costando terribilmente quella del padrone. E' a questo punto che siete arrivato voi, assolutamente degno di tutti i vostri antenati, ed io, avvalendomi di tale lunga esperienza, con quello che ce n'è venuto, mi sono convinta che l'unico modo per non andar peggio è pregare Dio che vi mantenga a lungo in vita".